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Tarantismo

Ci sarebbe tanto da scrivere sul tarantismo e sul rapporto esistente tra la città di Galatina, in provincia di Lecce, ed i santi patroni Pietro e Paolo. Alcune notizie inedite ci riportano che, alla fine del XVII secolo, era conseutudine farsi curare dal morso della tarantola, ma anche del serpente e dello scorpione, da guaritrici di sesso femminile che, provenendo dalla leggendaria famiglia che aveva ospitato Saul di Tarso (S. Paolo), grazie all’intercessione del santo, curavano i malcapitati morsicati da animali velenosi con lo sputo ed il segno della croce. Le ultime donne di questa famiglia di guaritrici, entrambe zitelle e dimoranti nelle cosidette case di S. Paolo, nei pressi della pubblica piazza, erano Francesca e Polisenna Farina. Le due continueranno il loro mestiere taumaturgico per tutta la vita finchè, morendo Francesca, la sopravissuta sorella, ormai vecchia e senza figli, sputa all’interno del pozzo, posto nel cortile della propria casa, per tramandare ai posteri il medicamento al male del tarantismo.
 
Le stesse due sorelle, qualche anno prima, avevano venduto la propria casa ed i terreni intorno alla nobile famiglia Vignola che, sul finire del ’700, precisamente 1795, fece costruire il palazzo che oggi conosciamo, con lo stemma della famiglia Vignola e Tondi; questi ultimi si erano imparentati ai Vignola grazie ad un matrimonio. Il palazzo ingloba il pozzo dello sputo miracoloso ed accoglie una cappella dedicata a S. Paolo.
 
Anche il quadro di Saverio Lillo datato 1795 racconta, ora molto meglio di prima dopo il restauro della tela, questa storia. Nella tela, S. Paolo si erge a grandezza quasi naturale, alla destra del dipinto del pittore di Ruffano e sotto i suoi piedi, gli animali protagonisti del morso che provoca questo male, cioè la tarantola, lo scorpione e il serpente. Alla sua sinistra due donne (le sorelle Farina) che aiutano un malcapitato, probabilmente morso, facendogli bere l’acqua miracolosa del pozzo. 
 
Ed ora una curiosità. Provate a chiedere ad un galatinese che giorno si festeggia S. Paolo, egli vi dirà sempre il 30 giugno (mentre i SS. Pietro e Paolo si festeggiano entrambi il 29 giugno); questo perchè riconoscono come loro unico protettore S. Pietro, tanto che la città si è chiamata S. Pietro in Galatina fino all’Unità d’Italia. Il 30 giugno è S. Paolo per i galatinesi, la festa dei forestieri, ed un detto popolare fotografa in maniera lampante la situazione: “Paolo busca e Pietro mangia”. Vale a dire: i forestieri vengono a Galatina, specie i tarantolati, per avere la grazia dal santo di Tarso, pagando naturalmente una congrua offerta al santo per intercedere sul male; i galatinesi incassano le offerte buscate (prese) per fare una grande festa a S. Pietro (ecco spiegato il ‘mangia’). 
 
I momenti di cura erano scanditi dalla musicoterapia (la pizzica). Attraverso la musica e la danza era possibile dare guarigione ai tarantati, realizzando un vero e proprio esorcismo a carattere musicale. Ogni volta che un tarantato esibiva i sintomi associati al tarantismo, dei suonatori di tamburello, violino, organetto, armonica a bocca ed altri strumenti musicali andavano nell’abitazione del tarantato oppure nella piazza principale del paese. I musicisti cominciavano a suonare la pizzica, una musica dal ritmo sfrenato, e il tarantato cominciava a danzare per lunghe ore sino allo sfinimento. La credenza voleva infatti che, mentre si consumavano le proprie energie nella danza, anche la taranta si consumasse e soffrisse sino ad essere annientata. Alla leggenda popolare può essere in realtà legata anche una spiegazione strettamente scientifica: il ballo convulso, accelerando il battito cardiaco e stimolando il rilascio di endorfine, favorisce l’eliminazione del veleno e contribuisce ad alleviare il dolore provocato dal morso del ragno e di simili insetti. Non è quindi da escludere che il ballo venisse utilizzato originariamente come vero e proprio rimedio medico, a cui solo in seguito sono stati aggiunti connotati religiosi ed esoterici. 
 
Come spesso accade per i rituali a carattere magico e superstizioso, anche a questa tradizione si cercò di dare una “giustificazione” cristiana: così si spiega il ruolo di San Paolo, ritenuto il santo protettore di coloro che sono stati “pizzicati” da un animale velenoso, capace di guarire per effetto della sua grazia. La scelta del santo non è casuale, poiché una tradizione vuole che egli sia sopravvissuto al veleno di un serpente nell’isola di Malta. Il tentativo di cristianizzazione del tarantismo non riuscì però completamente. Infatti, durante la trance, le donne tarantate esibivano dei comportamenti di natura considerata oscena, ad esempio mimando rapporti sessuali oppure orinando sugli altari. 
 
Dopo questa fase diagnostica comincia una fase ”cromatica” in cui il tarantato viene attratto dai vestiti delle persone da cui è circondato (spesso dei fazzoletti), il cui colore dovrebbe corrispondere al colore della taranta che ha iniettato il veleno. Tale attrazione viene manifestata a volte in modo violento ed aggressivo. Il perimetro rituale non era solo circondato da fazzoletti colorati, ma anche da cose richieste esclusivamente dalla persona tarantata, che potevano essere tini ricolmi d’acqua, vasi di erbe aromatiche, funi, sedie, scale e altro ancora. Inizia quindi una fase coreutica, in cui il tarantato evidenzia dei sintomi di possessione che può essere di natura epilettoide, depressiva-malinconica oppure pseudo-stuprosa. Durante questa fase l’ammalato si abbandona a convulsioni, assume delle posture particolari in cui si isola dall’ambiente circostante e può assumere atteggiamenti con cui si identifica con la taranta stessa. Il rituale finisce quando il tarantato calpesta simbolicamente la taranta per sottolineare la sua guarigione dalla malattia. A ricordarci tutto questo ancora oggi vi sono le zagarelle, nastrini colorati che si legano al polso. 
 
Un misto di storia, leggende, esorcismi, credenze popolari; una festa, quella dei SS. Pietro e Paolo, che apre alla bella stagione estiva e porta con sè reminescenze antiche, che non possono che suscitare ancora oggi un grande interesse.

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